Un rituale della
Settimana Santa ormai scomparso, ma ancora ben vivo fino a pochi decenni
addietro era detto Ufficio delle tenebre, ma a Toro era conosciuto
con il nome di Scurdata. Nonostante il trascorrere del tempo,
resistono ancora le suggestioni di una cerimonia liturgica che aveva il
fascino di coinvolgere anche emotivamente intere popolazioni di vecchi,
giovani e ragazzi, specialmente questi ultimi, e che grazie a quel fascino
riverbera oggi l’alone della leggenda.
Il termine Scurdate alla lettera significa Oscurità (Obscuritate),
ma è passato nel linguaggio comune con il significato di Chiasso, Baccano.
Un tempo, nel corso della funzione del mercoledì, giovedì e venerdì santo
di rievocazione dell’agonia e la morte di Gesù, le croci agli altari, e i
vetri alle finestre si coprivano con drappi viola, e il baccano infernale
si faceva con i tradizionali strumenti di legno (tretacche,
racanèlle,
tippettappe,
racanóne,
palette, etc.) dopo lo spegnersi dei lumi, la
cui sola luce illuminava il tempio. Il tutto per ricreare drammaticamente
il passo evangelico che parla delle tenebre e del terremoto che
accompagnarono il trapasso di Gesù.
A Toro è ancora in uso l’imprecazione Pe la scurdate! nonché il modo
di dire Na vota l’anne vè ‘a scurdate, Una volta all’anno torna la
Scurdate, che equivale al latino Semel in anno licet sanire,
ovvero Una volta all’anno ci si può permettere di fare pazzie. |