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TORO, dopo il terremoto la desolazione (Quotidiano del Molise 17 febbraio 2006) |
di Maria Saveria Reale
Penalizzati dal ritardo della ricostruzione pesante anche alcuni comuni, che, pur non rientrando nell’area del cratere, hanno subito gravi danni al patrimonio abitativo; danni aggravatisi
in seguito alle copiose piogge e abbondanti nevicate.
Una situazione difficile che ha causato risvolti negativi anche dal punto di vista socio-economico. Purtroppo in molti casi non si è rivolta la dovuta attenzione alle problematiche di questi
comuni interni. Ci sono comuni come Monacilioni, S.Elia a Pianisi ( che dista solo 10 km in linea d’aria da S. Giuliano), Toro, Macchia Valfortore dove il terremoto ha fatto sentire le
sue negative conseguenze. Però nonostante i danni e nonostante la breve distanza dall’ epicentro, questi comuni non sono stati inclusi nell’area del cratere.
A Toro si assiste quotidianamente ad un lento assopimento della vitalità, che ha caratterizzato gli anni passati. Di questo stato di cose si fanno portavoce alcuni cittadini che, attraverso le dichiarazioni lasciate nella rubrica “Guestboock” di un sito torese, vogliono denunciare questa paralisi economico-
sociale che sta investendo Toro, sollecitando interventi delle autorità competenti, affinchè si attivino concretamente.
Nel sito gli organizzatori hanno allestito un diario del sisma, estrapolato dalla rubrica “Giorno per giorno”, dai messaggi sul Guestbook, dagli articoli di giornale.
Nei giorni successivi al terremoto scrivevano: “Il sisma del 31 ottobre e del 1 novembre 2002 ha lasciato un segno indelebile sul paese. Nessuna vittima, siamo d’accordo, ma danni notevoli.
E tanto più notevoli, perché dopo la prima scossa delle ore 11.32 del 31 ottobre si pensava a qualche incrinatura nelle case e niente di più. Invece dopo la violenta scossa delle ore 16.08 del 1° novembre la situazione è diventata seria: la chiesa madre è inagibile, il campanile pericolante, inagibili gli stabili abbarbicati alla chiesa o sottostanti al campanile; il municipio è inagibile (così come la farmacia, il circolo anziani e i due bar sottostanti); inagibili le scuole elementari, medie e la materna (che hanno trovato accoglienza nelle tende, montate dalla protezione civile); parzialmente inagibile anche il convento. Chiusi tre bar su quattro, un negozio di elettrodomestici, un negozio di alimentari, un tabacchino, un’edicola. Circa settanta toresi sono rimasti senza casa”.
Purtroppo ancora oggi Toro non ha la Chiesa: per questo la Caritas Nazionale ha provveduto a realizzare un Centro; gli uffici del Municipio, chiuso completamente, sono stati allestiti
presso la sede del poliambulatorio.
Il campanile pericolante, al centro del paese, è ancora fasciato con un ponteggio esterno. E’ anche accaduto che con il vento i pannelli sono sbalzati lontano, creando un serio rischio
e pericolo per i residenti e i passanti.
Non meno felice la situazione delle scuole Elementari e Medie; dopo essere stati per un anno nelle tende, con immaginabili disagi, gli alunni si sono trasferiti in strutture prefabbricate.
Si è invece provveduto a dare un’adeguata sede alle scuole materne. Restano ancora dei ponteggi nelle strade e nei vicoli, che fungono da sottopassaggio. Alcuni sono stati rimossi.
La situazione generale è stata descritta dai numerosi visitatori.
Non passa giorno senza che il sito non ospiti saluti, messaggi, dibattiti anche accesi, tra i toresi; ma nelle frasi trapela un profondo senso di tristezza, dettato dalla consapevolezza di non
poter impedire lo spopolamento del paese.
Il terremoto ha accentuato in misura evidente la tendenza, che va avanti da circa 20 anni, ad abbandonare il centro storico e urbano. Toro è divenuto un paese desolato ed abitato da anziani.
Questo ha contribuito ad incrementare il numero delle abitazioni chiuse e sfitte; tante le famiglie che hanno preferito costruire villette nella zona periferica o trasferirsi in appartamenti.
“Toro muore” scrive Giuseppe rivolgendosi ad un amico: “Spopolamento vuol dire fine, desolazione. Vuol dire solitudine per gli uomini. Perdita di valore delle case, dei terreni. Vuol dire perdita di interesse del mondo verso il tuo paese, la tua gente”.
Ma c’è anche chi crede in una ripresa, come Vincenzo Colledanchise, che lo scorso 20 gennaio affermava: “Toro è sempre più desolante! E’ impressionante soprattutto per chi frequenta il paese sporadicamente e ne coglie i sintomi dell’abbandono ad ogni ritorno. Per chi lo ama è ferita che sanguina. Cosa fare per rinvigorirlo? Aprire il quarto bar, perché solo nei bar c’è ancora un minimo di aggregazione? Dipende da noi, solo da noi rinvigorirlo. Spronando chi ha gli
strumenti idonei e le eventuali risorse per intervenire energicamente. Purchè non sia il solito bar o salone del barbiere ad aggregare gli uomini; anche la struttura della Caritas può, in alternativa, essere strumento di elevazione della comunità. Personalmente ho creato a Toro, spendendoci molto, da tutti i punti di vista, un piccolo museo per conservare la memoria storica degli avi. Dal registro dei visitatori risultano migliaia di visite, soprattutto stranieri. Tra gli altri, l’ambasciatore degli Italiani nel Mondo e l’Arcivescovo Dini. Ebbene, pur “immolandomi” per tale iniziativa culturale, ammirata soprattutto dai forestieri, alla fine mi sono ritrovato al centro di una inchiesta giudiziaria. Non solo. Ho subito un grave furto di un oggetto raro e costoso. Infine, recentemente, da parte dell’Università, mi hanno chiesto di visitare la collezione per catalogarla. Non possono venire perché qualcuno mi ha “tagliato” la luce. Anche per tali cose una comunità può morire”.
Neanche Giuseppe si arrende di fronte a questo stato di cose:
“Cari giovani, perché non ci attiviamo? Ci rendiamo conto che il nostro paese sta morendo? Mezzo paese è fatto di case disabitate, con i cartelli “Si vende”, “Si loca” e nessuno le vuole. Ma il dramma non è neppure questo. Per l’anno prossimo pare che si sono iscritti solo 2 bambini alla 1^ elementare. Se non ci sono bambini, Toro muore. Non c’è scampo.
Attiviamoci, partecipiamo, stiamo dietro ai politici, alle Autorità, per criticarli, per farli lavorare per il bene di tutti. Insomma facciamoci valere!!!!!.”
Dal "Quotidiano del Molise", Venerdì 17 febbraio 2005
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