- Notizia nr.422 - Titolo: "TORO, dopo il terremoto la desolazione (Quotidiano del Molise 17 febbraio 2006)" - Tratta dal sito: http://www.toro.molise.it - Pubblicata on-line il: 22/Feb/2006 |
Il campanile pericolante, al centro del paese, è ancora fasciato con un ponteggio esterno. E’ anche accaduto che con il vento i pannelli sono sbalzati lontano, creando un serio rischio e pericolo per i residenti e i passanti. Non meno felice la situazione delle scuole Elementari e Medie; dopo essere stati per un anno nelle tende, con immaginabili disagi, gli alunni si sono trasferiti in strutture prefabbricate. Si è invece provveduto a dare un’adeguata sede alle scuole materne. Restano ancora dei ponteggi nelle strade e nei vicoli, che fungono da sottopassaggio. Alcuni sono stati rimossi. La situazione generale è stata descritta dai numerosi visitatori. Non passa giorno senza che il sito non ospiti saluti, messaggi, dibattiti anche accesi, tra i toresi; ma nelle frasi trapela un profondo senso di tristezza, dettato dalla consapevolezza di non poter impedire lo spopolamento del paese. Il terremoto ha accentuato in misura evidente la tendenza, che va avanti da circa 20 anni, ad abbandonare il centro storico e urbano. Toro è divenuto un paese desolato ed abitato da anziani. Questo ha contribuito ad incrementare il numero delle abitazioni chiuse e sfitte; tante le famiglie che hanno preferito costruire villette nella zona periferica o trasferirsi in appartamenti. “Toro muore” scrive Giuseppe rivolgendosi ad un amico: “Spopolamento vuol dire fine, desolazione. Vuol dire solitudine per gli uomini. Perdita di valore delle case, dei terreni. Vuol dire perdita di interesse del mondo verso il tuo paese, la tua gente”. Ma c’è anche chi crede in una ripresa, come Vincenzo Colledanchise, che lo scorso 20 gennaio affermava: “Toro è sempre più desolante! E’ impressionante soprattutto per chi frequenta il paese sporadicamente e ne coglie i sintomi dell’abbandono ad ogni ritorno. Per chi lo ama è ferita che sanguina. Cosa fare per rinvigorirlo? Aprire il quarto bar, perché solo nei bar c’è ancora un minimo di aggregazione? Dipende da noi, solo da noi rinvigorirlo. Spronando chi ha gli strumenti idonei e le eventuali risorse per intervenire energicamente. Purchè non sia il solito bar o salone del barbiere ad aggregare gli uomini; anche la struttura della Caritas può, in alternativa, essere strumento di elevazione della comunità. Personalmente ho creato a Toro, spendendoci molto, da tutti i punti di vista, un piccolo museo per conservare la memoria storica degli avi. Dal registro dei visitatori risultano migliaia di visite, soprattutto stranieri. Tra gli altri, l’ambasciatore degli Italiani nel Mondo e l’Arcivescovo Dini. Ebbene, pur “immolandomi” per tale iniziativa culturale, ammirata soprattutto dai forestieri, alla fine mi sono ritrovato al centro di una inchiesta giudiziaria. Non solo. Ho subito un grave furto di un oggetto raro e costoso. Infine, recentemente, da parte dell’Università, mi hanno chiesto di visitare la collezione per catalogarla. Non possono venire perché qualcuno mi ha “tagliato” la luce. Anche per tali cose una comunità può morire”. Neanche Giuseppe si arrende di fronte a questo stato di cose: “Cari giovani, perché non ci attiviamo? Ci rendiamo conto che il nostro paese sta morendo? Mezzo paese è fatto di case disabitate, con i cartelli “Si vende”, “Si loca” e nessuno le vuole. Ma il dramma non è neppure questo. Per l’anno prossimo pare che si sono iscritti solo 2 bambini alla 1^ elementare. Se non ci sono bambini, Toro muore. Non c’è scampo. Attiviamoci, partecipiamo, stiamo dietro ai politici, alle Autorità, per criticarli, per farli lavorare per il bene di tutti. Insomma facciamoci valere!!!!!.” Dal "Quotidiano del Molise", Venerdì 17 febbraio 2005
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