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Notizia numero 361 Un profilo di p. Giantonino Tromba: omelia del padre provinciale




OMELIA PER LE ESEQUIE DI
P. GIANTONINO TROMBA
Toro, 22 ottobre 2005

“Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate a lui un cantico nuovo!”
(sal 32, 2.3)


Cari fratelli,
all’alba di ieri, venerdì 21 ottobre p. Giantonino ha cessato di cantare qui in terra il suo canto di lode per unire la sua voce alle schiere celesti e “cantare al Signore un cantico nuovo!”

Sono trascorsi appena venticinque giorni da quel lunedì 26 settembre quando la nostra Fraternità provinciale si è unita nella fede e nel dolore per dare l’ultimo saluto a p. Vittorio Scardera nella vicina Sepino.
Solo 25 giorni e “sorella morte” ancora una volta ci ha voluto provare strappando al nostro affetto il caro p. Giantonino. Certo la notizia era nell’aria, ma umanamente tutti speravamo che questa ci fosse portata il più tardi possibile.

P. Giantonino, al secolo Antonio Tromba, nato a Toro (CB) il 19 febbraio 1944. Ancora adolescente, all’età di 16 anni veste il saio francescano prima di essere inviato al Noviziato di Casacalenda per l’anno della prova. Finito il quale il 12 agosto 1961 emette la professione temporanea dei voti e quattro anni dopo, il 7 novembre 1965, si consacra definitivamente al Signore con la professione solenne dei voti.

Tutti il tempo della sua formazione iniziale, a partire dal Collegio serafico, è stato caratterizzato oltre che dall’approfondimento delle materie scolastiche, soprattutto dal suo interesse per la musica. Sull’esempio del santo, di cui aveva scelto di seguire le orme, si è cimentato ad apprendere i primi rudimenti di musica e a modulare la voce per elevare al Signore le sue laudi.

Un episodio, però, ha caratterizzato questo tempo: era il 18 febbraio 1968, vigilia del suo 24° compleanno, quando a Manfredonia, mentre gli studenti erano a passeggio una tromba d’aria ha abbattuto un muro di recinzione che, crollando, ha investito in pieno lui a altri giovani studenti. Quattordici mesi di sofferenza, quattordici lunghi mesi nei quali fra Giantonino è stato chiamato a fare le prove generali di ciò che a distanza di anni caratterizzerà la sua conformazione a Cristo nella sofferenza.

E dopo gli anni di teologia vissuti a Manfredonia e Lecce, il 3 luglio 1969 a Campobasso è ordinato presbitero.
I postumi dell’incidente hanno fortemente condizionato i primi anni di ministero pastorale passati tra Bari, Torremaggiore e Castellana Grotte. Certo, per uno che nutre un debole per le attività sportive, specie per il calcio e il tennis – come egli stesso scrive in una scheda autobiografica - non avere il pieno esercizio degli arti inferiori è un duro colpo.

Trasferito definitivamente a Torremaggiore nel 1976 come superiore del Convento S.Cuore, chiede ed ottiene di frequentare la Pontificia Università Lateranense in Roma iscrivendosi alla Facoltà di Teologia con specializzazione in fatto religioso.
Pur sottoponendosi ad un tour de force incredibile facendo la spola tra Roma e Torremaggiore – dove tra l’altro svolge il ministero di Cappellano nel locale ospedale civile – riesce a conseguire la licenza in Teologia che, nel prosieguo della sua attività pastorale, risulterà utile nella predicazione di corsi di esercizi spirituali, soprattutto alle religiose, e nell’insegnamento della teologia sia nello Studio teologico S.Cuore di Campobasso che nell’Istituto di Scienze religiose della stessa Arcidiocesi molisana.

E sarà proprio a Campobasso che l’obbedienza lo chiamerà a svolgere anche il servizio di guardiano e parroco nel Convento S.Giovanni ai Gelsi dal 1985.
Nella presentazione che il Ministro Provinciale dell’epoca fa di lui all’Arcivescovo di Campobasso, si colgono alcuni tratti della sua personalità che, chi lo ha conosciuto, può ben confermare: “È di temperamento molto mite e in breve tempo riesce ad accattivarsi la simpatia di tutti. Ha spiccate doti musicali e alcune composizioni sono conosciute anche all’estero. Sono sicuro che egli si farà presto amare e stimare da tutti per il suo zelo sacerdotale e, soprattutto, per la bontà del suo animo”.

Simpatia, zelo sacerdotale, bontà d’animo: doti che sicuramente hanno caratterizzato la sua vita!
Lascio a ciascuno dei presenti rispolverare nei propri ricordi quegli episodi di vita vissuta che ben testimoniano la verità di quanto appena affermato.
Confratelli, suore, parrocchiani di Campobasso e di Campodipietra, ma soprattutto giovani studenti e novizi possono essere credibili testimoni della sua bontà d’animo e disponibilità. Sì, anche quei novizi che dal 1994 al 1997 lo hanno avuto come loro direttore spirituale nel Noviziato di S.Onofrio in Casacalenda.
Le religiose e i religiosi dell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano che lo hanno avuto come loro referente negli anni in cui è riuscito a conquistarsi la stima dei Pastori di questa Chiesa locale che lo hanno voluto Vicario episcopale per la vita consacrata.
I confratelli della sua Provincia religiosa che per diversi anni ha servito in qualità di Definitore e Vicario provinciale.

Ma se caratteristica sua sono state la bontà d’animo e la disponibilità, ancor di più si potrebbe parlare di quella letizia tutta francescana di cui sono “intrisi” i suoi canti.

Scrive di lui p. Amedeo Gravina presentando un lavoro musicale: “Se S.Francesco tornasse sgancerebbe p. Giantonino da ogni altra occupazione e lo spedirebbe per le strade del mondo a cantare le otto canzoni del suo microsolco, per commuovere il cuore degli uomini e sollevarlo alla gioia spirituale”.

E poi ancora: “Testi e musica vestono l’umile saio minoritico. Sono, in un certo senso, autobiografici, perché rispecchiano l’animo mite, dolce, affabile dell’autore, che aborrisce da forme di divismo e di protagonismo. Le sue note non eccitano, non solleticano con orge di ritmi selvaggi. Indubbiamente trasmettono un messaggio umano e religioso, ma non con una tesi ideologica prefabbricata e aggiuntiva, bensì con il loro essere ed esprimersi in mitezza e in semplicità francescane”.

Gli fa eco l’allora Ministro Generale dell’Ordine, fra John Vaughn, che in una lettera autografa del giugno 1986, nel ringraziarlo per avergli offerto, con francescana semplicità, l’edizione in cassetta di alcune delle sue belle canzoni dal titolo “Tiberiade” scrive: “Nell’ascoltare le sue melodie, le confesso che mi sento invitato a lodare il Signore perché nell’Ordine nostro, anche in questo XX secolo, lo spirito del Padre Serafico, Giullare di Dio, continua a vivere nei suoi figli… Le sue composizioni poetiche e musicali sono certamente impregnate di spirito evangelico e francescano”.

E la voce e il cuore di p. Giantonino non hanno smesso di lodare il Signore anche nell’ora della prova: l’ora dell’amore!
Sì, un amore tutto particolare quello di Dio che privilegia alcuni unendoli alla sua passione e alla sua croce per purificarli prima di unirli alla sua gloria.
Ventisei mesi, ventisei lunghi mesi di calvario, ventisei mesi trascorsi nel rimanere saldo nella fede… nonostante tutto!

E in questo suo ascendere al calvario il sostegno e il conforto di tanti angeli custodi. Tra tutti, sento di dover rivolgere il più sincero sentimento di gratitudine al fratello Luciano e alla sua consorte Assunta, alla cognata Incoronata e ai nipoti: pazienti e preziosi angeli pronti a lenire ogni sua sofferenza e a dare, soprattutto, il conforto della vicinanza.

Grazie ai medici, agli infermieri, ai volontari.

Grazie anche a voi, carissimi confratelli delle Fraternità di San Giovanni in Campobasso e di Toro.

Grazie a fra Raffaele e a fra Giacomo.

Un grazie tutto particolare a lei, Eccellenza, [il riferimento è a monsignor Armando Dini, arcivescovo di Campobasso] per la paternità dimostrata in questa come in tantissime altre occasioni. L’averla vista più volte al capezzale di p. Giantonino è stato per noi ulteriore conferma dell’amore della Chiesa per tutti i suoi figli.

Grazie, infine, al Ministro Provinciale fra Aldo Broccato e ai Frati minori cappuccini, per la vicinanza e la partecipazione a questa liturgia.

Grazie ai presbiteri di questa Chiesa locale e a tutti i religiosi che hanno voluto unirsi alla preghiera di suffragio per il nostro confratello Giantonino.

Grazie a voi Sindaci delle città di Toro e di Campodipietra. Grazie agli Amministratori della città di Campobasso.

Ora p. Giantonino è al cospetto di Dio. A lui chiediamo che interceda presso il Padre buono e datore di ogni bene perché possa benedire la nostra Provincia e la Chiesa tutta di nuove e sante vocazioni.

A conclusione mi piace riprendere una espressione che S.Agostino scrive nel suo commento sui salmi e consegnarla a p. Giantonino: “Chi oserebbe presentarsi ‘con arte’ a Dio, che sa ben giudicare il cantore, che esamina alla perfezione ogni cosa e tutto ascolta così bene? Dio ti dà quasi il tono della melodia da cantare: non andare in cerca delle parole, come se tu potessi tradurre in suoni articolati un canto di cui Dio ti diletti. Canta nel giubilo!”

E tu, caro Giantonino, continua a cantare al Signore il tuo cantico nuovo!

Toro, 22 ottobre 2005


fra Donato Sardella, ofm
ministro provinciale








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